Come già detto (leggi anche Esercizi Terapia Cognitivo-Comportamentale), la terapia Cognitivo-Comportamentale ha sin dalle origini adottato una caratteristica metodologica che tende a differenziarla dagli altri approcci psicoterapeutici, ovvero quella degli esercizi comportamentali; questi, come detto, hanno lo scopo di consolidare il lavoro eseguito in terapia, di rafforzare le consapevolezze del paziente, attraverso un lavoro extra-seduta che risulta essenziale per il cambiamento tanto quanto una partecipazione attiva ed attenta alla seduta settimanale.
Ciò vale anche, e a maggior ragione, nel trattamento dell’ansia, problematica rispetto la quale la Terapia Cognitivo-Comportamentale vanta i più alti livelli di efficacia. Un aspetto cardine e certamente responsabile di questo elevato funzionamento è certamente quello legato alla dimensione degli esercizi comportamentali, fondamentali per aiutare il paziente ad uscire dal pantano di consuetudini, cattive abitudini ed evitamenti al quale l’ansia, nel corso degli anni l’ha certamente portato. Questo accade perché l’ansia, a causa della sgradevolezza delle sensazioni alle quali si accompagna, spinge mente e corpo a cercare soluzioni immediate, veloci, che portino ad una drastica riduzione dei livelli di attivazione. Questo è buono nella breve distanza, ma altamente dannoso nella medio-lunga, poiché rinforza, sino a renderlo incontestabile, il significato di pericolosità dell’ansia, la sua ingestibilità e la necessità di evitare situazioni specifiche che potrebbero innescarla; e così la vita finisce in pausa.
Gli esercizi comportamentali, allora, hanno lo scopo di spezzare queste catene altamente automatiche e restituire padronanza e tollerabilità; pensiamo ad esempio all’ ”esposizione enterocettiva”, attraverso la quale il paziente viene portato a sperimentare, volontariamente, le sensazioni spiacevoli legate all’attivazione ansiosa, e viene portato a coprire di essere in grado, progressivamente, di tollerarle; oppure la “rieducazione del respiro”, attraverso la quale viene insegnata una nuova e più funzionale modalità di respirazione che aiuta a regolare il battito cardiaco e le sensazioni di stordimento; oppure ancora l’ ”esposizione in vivo”, con la quale il paziente si riappropria, gradatamente, di tutte quelle aree della quotidianità alle quali ha scelto di rinunciare per evitare di andare nuovamente incontro all’ansia.
Tutte queste, sono tecniche, esercizi comportamentali, che viene chiesto al paziente di eseguire anche durante la settimana, indipendentemente dalla seduta di terapia, allo scopo di sviluppare, e rafforzare, quelle consapevolezze che porteranno ad una maggiore tollerabilità dell’ansia, privandola del senso di pericolosità ed incontrollabilità che tipicamente i pazienti ansiosi le attribuiscono.