Quando nasce la Psicologia

Quando nasce la Psicologia

La parola Psicologia, la cui etimologia greca significa letteralmente “discorso sull’anima”, designa una disciplina che mira ad un interpretazione empiricamente fondata delle funzioni mentali. L’uso di tale termine per indicare questa nuova disciplina scientifica risale intorno alla metà del 1800 e la Psicologia si fa portatrice di una audace sfida concettuale, perché punta a studiare, secondo un metodo comune alle scienze naturali, un campo ad esse apparentemente inaccessibile e da sempre ritenuto appannaggio delle discipline filosofiche e religiose.

Proprio intorno alla metà del 1800 si crearono le condizioni culturali e metodologiche che portarono alla successiva formazione dei primi laboratori scientifici di Psicologia. In questi laboratori si cercò, per la prima volta, di studiare sistematicamente, secondo le modalità che caratterizzano l’approccio scientifico ed empirico, le funzioni mentali e il comportamento umano.

Prima di allora, si erano sviluppate delle teorie sulla psiche, alcune delle quali risalgono a epoche remote, come nel caso di Aristotele o di Ippocrate. Tali teorie, però, mancavano di un supporto empirico e di un metodo scientificamente valido, non portavano a una conoscenza autentica né producevano delle dimostrazioni valide.

Il primo antesignano della Psicologia scientifica ottocentesca è il filosofo francese Cartesio (1596-1650), che ereditò dai filosofi che lo precedettero la concezione del dualismo, ossia che l’uomo sia costituito da due entità: il corpo (res extensa) e l’anima (res cogitans). Egli sostenne che la maggior parte dei comportamenti umani sono spiegabili in termini meccanicistici, come i comportamenti riflessi automatici e fornì una descrizione di tutti gli aspetti del comportamento che possono essere spiegati senza fare ricorso all’intervento dell’anima. Tutti i comportamenti osservabili sono spiegabili come risultato della macchina corporea e solamente quelli che ci distinguono dagli animali, come il pensare e il progettare le nostre azioni, sono spiegabili come il risultato dell’intervento dell’anima.

Fechner (1801-1887), un ricercatore accademico, dichiarò il suo intento di fornire una evidenza empirica e una misura matematica dell’anima umana (psiche), attraverso un metodo di ricerca che appartiene al campo delle scienze naturali. Da questa unione tra elementi teorici e metodologici che inizia a prendere corpo la moderna Psicologia.

Fu proprio di Fechner l’opera “Elementi di Psicofisica” del 1860 che ebbe l’indiscutibile pregio di proporre per la prima volta l’uso di metodologie oggettive per studiare le funzioni della mente, per il tramite dei loro correlati fisiologici.

Gli storici sono concordi nel datare la nascita della Psicologia scientifica con la creazione del primo laboratorio di ricerca psicologica da parte di Wilhelm Wundt a Lispia nel 1879, autore, peraltro, del primo “Trattato di Psicologia”, pubblicato nel 1873. La sua opera ebbe una grande influenza accademica fino all’epoca della prima guerra mondiale e un’influenza culturale che si è diramata fino agli anni ’50 del secolo scorso.

Sul finire del 1800, William James fondò il primo laboratorio psicologico ad Harvard ed ottenne la prima cattedra di Psicologia negli Stati Uniti.

Un aspetto peculiare della Psicologia è che essa, a differenza di altre discipline, non si è sviluppata secondo un approccio unitario o universalmente accettato e questo non dipende solo dalla grande complessità dell’oggetto di studio. Esistono, infatti, delle ragioni di ordine esclusivamente storico, connesse alla complessità e difficoltà del costituirsi della Psicologia come scienza autonoma.

Le principali metodologie e scuole di pensiero che si sono affermate nel corso degli anni sono: la Psicologia fisiologica di J. Stuart Mill, l’introspezionismo di Wundt, la Psicologia dinamica o del profondo di Freud, la Gestalt o psicologia della forma, il Comportamentismo di Skinner e Watson e il Cognitivismo.