
Il bambino, come è noto, più è piccolo e più è “dominato” dal riferimento alla propria famiglia, attraverso un modello imitativo che accompagna l’introiezione dell’immagine genitoriale; in altre parole, minore è l’età del bambino e maggiore è la riproposizione di modelli educativi e relazionali assorbiti all’interno del clima familiare; per citare un vecchio proverbio insomma: i bambini sono lo specchio dei genitori.
Per questo motivo è assai importante poter disporre di uno strumento che definisca la percezione che il bambino ha della propria famiglia e che potrebbe essere molto diversa da quella ipotizzata o riferita dal genitore. Questo certamente non per malizia da parte dell’una o dell’altra parte, ma più semplicemente perché le rappresentazioni che il bambino si forma delle figure di accudimento sono svincolate da ruoli e funzioni reali (ad esempio la mamma è quella che cucina e mi prepara lo zaino, il papà è quello che gioca con me a pallone) ma organizzate attorno a ruoli e funzioni percepite (mamma tende ad essere troppo presente e papà tende ad essere più distante), espresse attraverso la peculiare organizzazione del disegno sul foglio.
E’ facile intuire, dunque, la rilevanza che questo strumento diagnostico riesce ad avere tanto in ambito clinico quanto in setting più propriamente valutativi come quelli che si accostano a Consulenze in ambito Peritale e/o civile per separazioni e affidamenti.
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