Non è facile dare una risposta a questa domanda, perché le cause che stanno all’origine degli attacchi di panico sono numerose e soprattutto strettamente legate all’individualità di ciascuno.
Tipicamente, proviamo ad adottare un approccio “medico” al panico, credendo (sperando) sia la conseguenza di un malfunzionamento fisico, e che intervenendo su di esso si arriverà ad una soluzione, magari non comoda ma sicuramente immediata. In realtà, l’attacco di panico è solamente la parte visibile di una o più difficoltà che hanno creato una situazione complessa, della quale il panico è l’espressione più franca e primitiva della quale il corpo disponga, e l’obiettivo diventa quello di restituire significato al panico, e comprendere finalmente qual è il suo ruolo nella nostra vita, in QUEL momento. Si, perché le stesse cause possono contribuire a sviluppare un problema in momenti diversi, a seconda di “dove ci troviamo” nel nostro percorso di vita.
Si pensi ad esempio all’interruzione di una relazione significativa, sul piano sentimentale oppure conseguente ad un lutto; è probabile che ciascuno di noi, chi più chi meno, si sia confrontato con una simile esperienza nell’infanzia o nell’adolescenza, e che l’abbia affrontata senza particolari patemi, ma inaspettatamente il riproporsi di questa condizione in età adulta diventa capace di generare ansia e attacchi di panico. Questo perché il significato di questa interruzione, in questo momento della nostra vita, riveste un significato diverso per noi.
Oppure ancora, si pensi alla sensazione di condurre un’esistenza priva di supporto e che incontra facilmente l’opposizione, più o meno dichiarata, delle figure più importanti per noi; sia essa di una mamma che si mostra sofferente di fronte al nostro progetto di vita lontano da lei, o sia di un partner che mostra di reagire in modo aggressivo e colpevolizzante di fronte al nostro desiderio di avere uno spazio di svago che non lo comprenda. Ciascuno di noi avrà incontrato ostacoli ai propri desideri nel corso della crescita ma ancora una volta, inaspettatamente, arriviamo a comprendere come ora, in questo momento della nostra vita, proviamo spesso il panico mentre siamo in metro e che lo stare sotto terra ci evoca un senso di costrizione, un’assenza di vie di fuga. Lo stesso che proviamo nella relazione con mamma, o con il partner.
Dunque, diventa fondamentale fermarsi un attimo a riflettere e concedere significato a questo sintomo che, per quanto sgradevole ed indesiderato possa essere, è li per comunicarci qualcosa.
Lo scopo di ciascuna emozione è quello di diventare sentimento, ovvero di essere tradotta nelle informazioni che porta con sé.
L’ansia è un’emozione, ed il panico è la sua espressione più diretta e grossolana, dunque: quali significati mi sta comunicando?