Quando un bambino ha bisogno dello psicologo

Quando un bambino ha bisogno dello psicologo

Il confine tra cosa è normale e cosa non lo sia, tra ciò che comune e ciò che non lo è, è molto labile anche tra gli adulti, figuriamoci per i bambini. Con loro, è particolarmente complicato riconoscere una difficoltà, e quando essa stessa necessita di un intervento, perché i bambini sono un continuo divenire, un incessante cambiamento, che porta ciascun genitore a credere che qualsiasi manifestazione o comportamento cambierà, passerà col tempo, è solo questione di pazienza.

Va detto come, di norma, il bambino abbia bisogno dello Psicologo quando i genitori, incolpevolmente, non hanno saputo dare il giusto significato ad alcuni comportamenti, ritenuti figli di un momento un po’ particolare, o semplicemente aspetti caratteriali. Ad esempio, ha bisogno di uno psicologo un bambino che desidera ardentemente giocare alla Playstation e protesta quando deve smettere? Ha bisogno dello Psicologo un bambino che mostra sempre dispiacere nell’andare a scuola? Oppure ancora, ha bisogno dello Psicologo un bambino che sfida l’autorità dei genitori con prese di posizione e rispostacce?

La verità è che non c’è una risposta immediata a questi interrogativi, perché sono tante le condizioni che andrebbero esplorate, come ad esempio come si pongono i genitori nei confronti di questi comportamenti, oppure se il modello educativo adottato sia condiviso o meno.

Il bambino, purtroppo o per fortuna, è meno schermato dell’adulto, ha minori capacità di mascherare i suoi stati d’animo agli occhi degli altri; l’espressione di emozioni, anche e soprattutto negative, non è affatto pericolosa o sbagliata, ma quando il bambino mostra di essere incastrato in uno stato emotivo, allora è il caso di parlarne con lo Psicologo. Pensiamo, ad esempio, ad un bambino sempre arrabbiato, oppure un bambino sempre preoccupato al punto di rinunciare a tutti quegli aspetti di leggerezza che appartengono alla sua età. Il criterio per portare un bambino dallo Psicologo, dunque, non sta tanto nei comportamenti emessi, quanto nella frequenza con la quale si presentano e che spesso, finiscono col rendere complicata la quotidianità, loro e di chi li circonda.