Uno delle convinzioni più radicate, e più frequenti, legate alla Psicologia o Psicoterapia, è che rappresentino un percorso nel quale la persona sperimenta più danni che guadagni e che, riassumendo dunque, “fa male”.
Ad un certo livello, potrebbe anche essere vero, ma prima dobbiamo capire cosa intendiamo per “male”. Vediamolo insieme.
Se per “male”, intendiamo un percorso che crei uno stato di malessere fisico e più generalmente un peggioramento della qualità della vita, perdita di relazioni significative o perdita di interessi, mi sento di rassicurarti, la Psicologia non fa questo.
Se per “male”, invece, intendiamo entrare in contatto con le nostre emozioni più dolorose e profonde spesso dimenticate; se ci riferiamo all’affrontare situazioni o momenti di vita particolarmente complessi e che preferiremmo evitare, ma che lo Psicologo ci accompagna a vedere da vicino; se parliamo di aprire gli occhi su una realtà che desidereremmo fosse quella che vediamo, ma è invece molto lontana da ciò che ci farebbe davvero stare bene; allora si, lo Psicologo “fa male”.
Il processo attraverso il quale scardiniamo le nostre convinzioni più profonde e prendiamo consapevolezza di quali sono le lenti attraverso le quali osserviamo e diamo significato al mondo, è sempre un percorso difficile e che non tutti riescono a sopportare; si immagini ad esempio un ragazzo di 28 anni che ha trascorso interamente la sua adolescenza e prima età adulta chiuso in camera a giocare al computer evitando il confronto con gli altri, convinto di non avere bisogno di nessuno: quanto “farà male” considerare che forse avrebbe sempre desiderato un amico e una ragazza, ma la paura del rifiuto l’ha convinto a rinunciare? Probabilmente molto.
Oppure ancora, si immagini una giovane donna di 32 anni fidanzata con lo stesso ragazzo da 4 anni, sottoposta quotidianamente a violenze psicologiche e fisiche ma convinta che lui lo faccia per amore: quanto “farà male” accettare che quello che ha, non è amore, ma è l’intenso desiderio di viverlo? Probabilmente molto.
Lo psicologo viene definito da Vittorio Guidano come un “perturbatore strategicamente orientato”, ovvero una persona che attraverso domande scomode mira a scuotere un sistema dalle sue regolarità, apparentemente rassicuranti, ma in realtà responsabili del suo malessere.
Questo perché la mente va sempre a protezione di sé stessa, si formula domande alle quali fornisce risposte coerenti con ciò in cui crede. Ecco dunque l’importanza di una figura che “faccia male”, inteso come avere la capacità di scollare le convinzioni più profonde incoraggiando una visione del mondo più in armonia con le proprie reali necessità.